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ALIMENTAZIONE E LIPEDEMA

Il lipedema è una patologia genetica infiammatoria del tessuto connettivo lasso che provoca un aumento progressivo e fibrotico del tessuto adiposo, spesso accompagnato da edema con infiammazione sistemica e dolore.

La causa sembra sia da attribuire a una malattia poligenetica estrogeno dipendente, ma sono attualmente in corso studi internazionali per definirne l’eziologia.

Per la cura del lipedema non esiste consenso su un piano di trattamenti, ma alcune strategie possono risultare utili per la prevenzione e la gestione dei sintomi. In questa sede parleremo di approcci nutrizionali, e la domanda sorge spontanea:

ESISTE UNA STRATEGIA NUTRIZIONALE GIUSTA PER LE PERSONE AFFETTE DA LIPEDEMA?

Diversi sono gli schemi dietetici proposti, tra cui:

  • la dieta chetogenica
  • la dieta RAD (rare adipose disorders)
  • la dieta mediterranea modificata
  • il digiuno intermittente

MA COSA DICE LA SCIENZA IN MERITO?

Pochissimi studi sono stati condotti sull’uomo in merito alle strategie nutrizionali, e quelli che ci sono, sono per lo più studi osservazionali sulla relazione tra dieta chetogenica e lipedema.

Un recente studio effettuato sugli umani, ha investigato gli effetti della dieta chetogenica in 12 persone affette da lipedema. Purtroppo le istruzioni dietetiche utilizzate in questo studio prevedevano il consumo illimitato di alimenti proteici, il che non è coerente con una dieta chetogenica. Inoltre, ai partecipanti non è stato richiesto di testare i livelli di chetoni, quindi non è stato possibile trarre conclusioni significative.

La chiave infatti della dieta chetogenica è essere in chetosi. Ciò significa che l’organismo utilizza come combustibile principale i chetoni, ossia dei sottoprodotti del metabolismo dei grassi quali il beta-idrossibutrato, il acetoacetato e l’acetone. Perciò la dieta chetogenica non è una dieta proteica ma una dieta ricca in grassi e povera in carboidrati, i quali dovrebbero essere meno di 50 g al giorno.
Inoltre dato che molti degli effetti benefici derivanti da questa dieta sono attribuiti ai chetoni, una dieta non chetogenica ma solo a basso contenuto di carboidrati potrebbe non produrre gli stessi effetti di una vera dieta chetogenica (Gershuni, 2018).

Un’altra opzione è il digiuno intermittente. Il digiuno intermittente si concentra sulla tempistica dei pasti e dei digiuni, prestando meno attenzione agli alimenti effettivamente consumati. Ad esempio, un digiuno intermittente 16:8 prevede che una persona digiuni per 16 ore (sono consentiti acqua, caffè e tè) e mangi durante una “finestra di alimentazione” di 8 ore.

Tre sono i benefici principali del digiuno intermittente e che possono essere applicati anche al lipedema. Questi sono:

  1. Gestione del peso
  2. Riduzione dell’infiammazione
  3. Riduzione della glicemia e dell’insulina

IL DIGIUNO INTERMITTENTE PUÒ RALLENTARE L’AUMENTO DI GRASSO DEL LIPEDEMA?

Non conosciamo la risposta a questa domanda, poiché non è stata studiata. Tuttavia, diversi studi sul digiuno intermittente dimostrano che i soggetti in sovrappeso non affetti da lipedema possono perdere peso a un ritmo simile a quello della restrizione calorica tradizionale e, soprattutto, che il digiuno intermittente è sicuro (Rynders, 2019).

La chiave sembra essere nella modulazione dell’insulina e della glicemia. Questo meccanismo potrebbe giocare a favore del trattamento per il lipedema in quanto si ipotizza che la glicemia e l’insulina siano coinvolte nell’insorgenza e nella progressione del lipedema. La risposta certa, come già detto, non l’abbiamo ancora, ma il digiuno intermittente è sicuro e ha dimostrato diversi benefici per la salute (de Cabo, 2020).

Per ragioni molto simili, potrebbe essere utile anche una dieta anti-infiammatoria come la dieta RAD. Questa dieta è stata elaborata dalla prof.ssa Herbst e si basa sul controllo dell’insulina, essendo a basso contenuto di carboidrati e derivati del latte. Si occupa inoltre di contrastare i problemi intestinali di cui spesso sono affetti i pazienti che soffrono di tale patologia, attraverso un riassestamento del microbiota intestinale e bilanciando correttamente il rapporto omega3/omega6. Particolare attenzione è riposta anche nel controllo degli estrogeni, andando ad eliminare alimenti contenenti fitoestrogeni, come la soia e i suoi derivati (latte di soia, supplementi di soia, proteine della soia). L’introduzione di fitoestrogeni non avviene soltanto attraverso l’assunzione diretta di soia, ma anche attraverso il consumo di carne proveniente da allevamenti intensivi, in cui gli animali vengono nutriti con questo legume (o altre fonti di fitoestrogeni).

E LA DIETA MEDITERRANEA?

Quando si parla di dieta anti-infiammatoria non si può non citare la dieta mediterranea e le sue versioni.
È stato recentemente pubblicato uno studio su 29 donne, 14 delle quali affette da lipedema e 15 soggetti di controllo, che hanno seguito una dieta mediterranea modificata a basso contenuto calorico per 4 settimane (Di Renzo, 2021).

La dieta era ad impronta vegetale composta da:

  • 40-45% CHO
  • 25-30% di PRO (>50% di vegetali)
  • 25-30% DI GRASSI

All’inizio dello studio, non c’erano differenze significative tra il gruppo con lipedema e il gruppo di controllo, tuttavia, l’impedenza bioelettrica e l’acqua extracellulare erano significativamente diverse, indicando che i soggetti con lipedema trattenevano più acqua nel corpo. Dopo 4 settimane il gruppo di controllo aveva dimostrato una riduzione significativa di: peso, indice di massa corporea (IMC), circonferenza dell’anca, rapporto vita/anca, e la perdita maggiore di grasso si è verificata nell’area troncale. Mentre nel gruppo con il lipedema si è notata una riduzione significativa di: peso, indice di massa corporea (IMC), e grasso da braccia e gambe. C’è stata inoltre una maggiore capacità di svolgere le attività della vita quotidiana con un minor affaticamento, dolore e ansia. Non è stata riscontrata una riduzione del dispendio energetico a riposo.

E L’INTEGRAZIONE PUÒ ESSERE UTILE?

In un recente studio del 2020 è stato dimostrato che il 47% delle persone esaminate con linfedema e lipedema sembra avere una carenza di selenio. La dose giornaliera suggerita è di 55 mcg (microgrammi) al giorno, che si trova in alimenti come noci brasiliane, funghi, frutti di mare, fagioli, carne e pollame. Assumerlo potrebbe avere dei benefici in termini di riduzione dell’infiammazione e nell’aumento della funzione immunitaria.

Queste indicazioni di carattere generale vanno comunque sempre personalizzate, e per questo è fondamentale affidarsi sempre a un professionista della nutrizione, il quale sarà in grado di analizzare caso per caso, definire il percorso più idoneo in base a storia, anamnesi e obiettivi del paziente.

Se vuoi saperne di più contattaci:

Camilla Diotallevi – biologa nutrizionista, PhD
Cell: 349 7247017
Email: nutrizionista.diotallevi@gmail.com